26 Agosto 2022
Edilizia del futuro: la bioarchitettura ci salverà
Una parete di muschio ci salverà. Assurdo? Nient’affatto. Anche se la prima immagine che ti viene in mente è quella di una parete abitata da un tappeto umido e verdognolo, sintomo di decomposizione e trascuratezza, proprio i muschi e i licheni potrebbero darci una mano a ristabilire il benessere sul pianeta.
È questa la missione della bioarchitettura, d’altronde: progettare gli spazi urbani e quelli privati non solo rispettando le esigenze abitative umane, ma anche le richieste della natura.
Nell’edilizia i progettisti hanno a lungo adottato materiali costruttivi resistenti a infiltrazioni naturali. Pensiamo ad esempio al cemento armato: un calcestruzzo rinforzato con barre di acciaio unite alla tradizionale miscela di ghiaia, sabbia e cemento, già utilizzata persino in epoca romana.
Negli ultimi anni, in linea con le tendenze globali, quella della sostenibilità è diventata chiaramente una sfida anche per gli architetti, gli ingegneri e i progettisti che cercano di fare la loro parte attraverso il proprio lavoro, introducendo materiali naturali come legno, pietra e piante già in fase di progettazione.
La bioarchitettura nella scienza
Il laboratorio BiotA di Londra
Nella Bartlett School of Architecture del College di Londra, ad esempio, è nato il laboratorio BiotA, dove un gruppo di professionisti sta lavorando proprio alla realizzazione di materiali in grado di favorire la crescita di organismi che possano occuparsi di ripulire l’aria grazie alle capacità di fotosintesi delle piante. Il risultato del lavoro di BiotA sarà un innovativo calcestruzzo bioricettivo con cui rivestire gli interni e gli esterni degli immobili, con un grande beneficio per chi andrà ad abitarli e per l’ambiente.
La visione portata avanti dalla bioarchitettura è un altro modo di intendere la progettazione. Un cambio di paradigma che storicamente affonda le radici nella cultura occidentale solo qualche secolo fa. Di fatto, l’idea di piantumare alberi in città o di integrare la natura negli spazi urbani è stata estranea per una buona parte della storia dell’uomo. O meglio, trovava una contestualizzazione tutt’altro che legata alla sostenibilità: i giardini rappresentano lo status dei proprietari, gli alberi erano perlopiù simboli sacri.
Lo studio dell’Università di Plymouth e Sustainable Earth: bioarchitettura e risparmio energetico
L’impiego di materie prime che non impattano sull’ambiente non deve però essere interpretato come una scelta unicamente etica o estetica, ma anche profondamente funzionale.
In altre parole non si tratta di un impiego di sola facciata, ma di un utilizzo che porta benefici concreti nella vita di tutti i giorni. Secondo uno studio condotto da un gruppo di esperti dell’Università di Plymouth in collaborazione con il Sustainable Earth Institute, rivestire di piante gli edifici urbani può ridurre la dispersione di calore nelle abitazioni fino al 30%.
La loro analisi è stata condotta su un fabbricato risalente agli anni Settanta: alcune pareti esterne dell’immobile sono state rivestite da muschi, mentre altre sono rimaste spoglie, senza alcun intervento naturale.
Dopo aver osservato gli effetti delle due tipologie di pareti per circa cinque settimane, i dati hanno dimostrato un risultato straordinario: nel muro rivestito con le piante c’era stata una riduzione della dispersione di calore pari al 31,4%. Ma non solo: anche lo scarto di temperatura causata dalle escursioni termiche era rimasta più stabile in presenza delle moss wall o pareti verdi.
L’idea di includere nella progettazione dei nostri edifici il verde, oltre che espediente scenico, diventa un modo per far connettere le persone con la natura e permettere di rinsaldare un legame con l’ambiente a lungo sottovalutato, prima che sia inevitabilmente troppo tardi.
Se la bioarchitettura può apparirti ancora come un espediente futuristico, inizia ad aiutare il pianeta come puoi: trasforma casa tua in una casa green ed ecologica.